LETTERA DEL DIRIGENTE
Carissime ragazze e carissimi ragazzi, nel momento dell’emergenza voglio proporvi alcune riflessioni sempre con lo sguardo oltre, con lo sguardo inattuale proiettato a domani, così come deve essere, io credo, l’intento e il fare di chi si occupa di educazione e di pedagogia.
Lo stato di eccezione, cosi come lo definisce Giorgio Agamben che vi invito a leggere anche nelle sue riflessioni sull’oggi, ci coglie improvvisamente, come ci colse la SARS e anni prima la Spagnola e, come le tante epidemie del passato, scatena pulsioni, paure, sentimenti, isolamenti e passioni tristi.
Io mi terrò alla larga dagli schieramenti e dall’esprimere un parere personale sulla questione centrale ovvero: è veramente così grave la situazione da aver deciso quelle misure o no?
Lascio a chi veramente ne sa molto più di me la risposta.
Quello che mi interessa condividere con voi sono alcune riflessioni periferiche, nella banlieu del tema o del problema.
Edgar Morin, filosofo e sociologo di fama mondiale, scrive un testo, qualche anno fa nel quale sottolinea l’importanza dell’ “Insegnare a vivere”, obiettivo apparentemente complesso e quasi utopico ma, se letto nel significato di ampliare l’insegnamento alla comprensione di cosa sia la conoscenza, può spingere l’azione della nostra scuola verso orizzonti più aperti.
Imparare a vivere è leggere l’emergenza di questi giorni anche come occasione di crescita, di esperienza, di insegnamento. Un tempo improvviso che si apre come una botola o come un lucernario, un tempo per se stessi, un tempo per la famiglia, soprattutto metropolitana, che raramente trova occasioni di riunione, di desco, di focolare. Un tempo per leggere quel che si vuole, senza l’assillo della richiesta, un tempo per capire, insieme, quel che sta succedendo, un tempo per avere paura ma anche per non averla sentendo con il corpo la nostra mortalità.
Fate che questo tempo faccia emergere voi stessi, le vostre passioni spesso sospese per la concitazione di una vita di corsa, lasciate che si formi un vuoto nel fare del tempo a venire e che si riempia di voi.
Qualcuno potrebbe approfondire quel che succede, essere fiero di quegli esseri umani: ricercatori, medici, virologi che oggi hanno il compito di essere il nostro faro nella comprensione del da farsi, nelle scelte importanti che l’emergenza ci sollecita; studiosi che hanno dedicato un immenso tempo della loro vita chini sui testi, ad approfondire, a sperimentare, spesso insieme in gruppi di lavoro dove il genere, il colore degli occhi e della pelle, la lingua e la cultura non hanno mai diviso.
Ora il valore del loro studio emerge chiaro a tutti, emerge il valore della fatica e della passione per il proprio compito nel mondo.
Il vostro lavoro è quello di fare gli studenti e, come in tutti i lavori del mondo, ognuno lo svolge a suo modo; concedetevi il tempo per riflettere su questo punto: come sto facendo il mio lavoro?
Ho apprezzato gran parte delle attività, dello spirito e del clima della cogestione; anche quella è stata un’occasione per scegliere i temi più in linea con i vostri interessi. Quel tipo di esperienza, che prende le mosse anche dai vostri interessi, va sicuramente nella direzione di innovare la didattica ma occorrono studenti che facciano bene il loro mestiere, che sappiano ascoltare ed ascoltarsi che imparino a vivere, anche nella scuola.
Avete una breve occasione per capire anche quel che sta succedendo, per avviare o proseguire quel percorso di costruzione della coscienza critica che è indispensabile a voi e a tutti; in questi giorni, in questa settimana e forse più di chiusura delle scuole in Lombardia e in altri luoghi, alcuni si affannano per farvi recuperare il tempo “perso”, per continuare lo studio delle materie a distanza. Io non ho alcun dubbio che i vostri insegnanti non abbiano bisogno della mia sollecitazione per tenersi in contatto con voi, mi parrebbe di offenderli nell’ invitarli pubblicamente a continuare a insegnare con tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione: c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Ma vorrei che, sull’argomento che ci tiene in pausa per qualche tempo, vi informaste,
leggeste, vi consiglierei di cercare e trovare siti seri che trattino l’argomento clou, di costruirvi una vostra idea non direttamente figlia di questo o quel telegiornale. In questo mondo la complessità è tale che, per riuscire a farsi un’idea di quel che sta succedendo, anche alla luce di quel che è successo nel passato, occorre studiare anche da soli nell’oceano delle informazioni, navigare consapevoli.
Stavate spingendoci a far scelte più coraggiose sull’ambiente, continuate prima che la nostra pigrizia, insipienza o colpevole delinquenza vi riproponga un mondo nero.
Il mondo che vi auguro è rosa come l’aurora senza nuvole ma non arriva da solo e neppure ve lo serviamo noi sul piatto d’argento, va costruito, insieme con la forza e la potenza dell’agire per l’essere umano.
Giorgio Galanti